Le attività di Search Engine Optimization sono necessarie per rendere la propria attività visibile attraverso il canale della ricerca (appunto Search) che in Italia si traduce in “essere visibili su Google“.

Questa manfrina è ormai chiara, limpida, solare. O almeno lo sarebbe se non fosse che esistono ancora – e anzi sembrano in aumento – una serie di offerte che danno l’illusione di essere all-inclusive (it’s the new “chiavi in mano“) in certi casi assicurando strani accrocchi come trasformare il proprio profilo social in un sito Web.

Ora, va da sé che in questo modo anche il più negato al digitale, o che a livello di mercato non ha budget appetibili per una soluzione pro, può fare il primo passo in questa direzione ma fare false promesse, nonostante scremi il settore da una domanda poco congrua, rischia di danneggiare tutto il settore.

Settore che, a livello più avanzato, subisce il contraccolpo di dover sviluppare le proprie strategie di visibilità Search legandosi a stretto filo con la linea aziendale di una società terza, Google Inc. : insomma, se domani dalle parti di Mountain View decidessero di fare solo annunci a pagamento, potremmo solo che prendere, mettere in tasca e portare via.

Fare SEO: le due domande antitetiche

Tirati “dal basso” (offerte cheap) e “dall’altro” (la multinazionale monstre), finisce che nascono spontanee due domande:

  1. Chiunque è in grado di fare SEO?
  2. Nessuno è in grado di fare SEO?

Chiunque è in grado di fare SEO

Insomma, nel primo caso sembra che basti premere un bottone magico – ovviamente non è così – in grado di risolvere qualsiasi problema.

La realtà dei fatti: certo, ci sono business, specie locali, che non possono sostenere un investimento di tempi e costi tale da garantire un ROI adeguato dalle attività SEO. Oppure, paradossalmente, potrebbero funzionare meglio le attività tradizionali di promozione, specie se rivolte a un utente-tipo che sta all’altra parte del guado del digital divide.

La soluzione: potrebbe essere nella formazione. In nessun caso il cliente è un limone da spremere, sia che abbia tanto che poco succo: ma se proprio prevale il “faccio da me” che allora si diano gli strumenti per pescare anziché un rinseccolito pesciolino che nemmeno al discount di provincia.

Nessuno è in grado di fare SEO

Nel secondo caso c’è poco da girarci intorno: di base è vero che Google Inc. fa e farà il bello e il cattivo tempo. Finché non si pone un’alternativa in un mercato praticamente monopolista, si giocherà sempre nello stesso campo.

La realtà dei fatti: una piccola percentuale che lavora in altri mercati (Russia e Cina) si confronta con altri motori di ricerca, Yandex e Baidu; ma a parte i moderni Marco Polo della SEO, ci vuole davvero un grande impegno a rimanere sul pezzo continuando a seguire al contempo una propria linea strategica. Fatto sta che chi ha avuto problemi con la SEO ultimamente, poteva risparmiarseli anche solo ponendo l’orecchio oltreoceano, dove le innovazioni arrivano ben prima che da noi – uno dei pochi vantaggi.

La soluzione: per il cliente finale si tratta di rivolgersi a un professionista o a un’agency riconosciuta per il proprio metodo di lavoro, che è possibile conoscere frequentando – un minimo – il settore o raccogliendo feedback. Del resto, se lo si fa per un medico, perché non farlo con il “dottore del proprio sito, specializzato nel canale Search?“. Per il professionista, l’unica è davvero continuare a sperimentare, lavorare, stare sul pezzo e aggiornarsi.

E tu cosa ne pensi? Chi può fare SEO? Chiunque o non più nessuno?