In questi giorni ho iniziato un corso all’Università Popolare di Roma, ovviamente sulla SEO. Lo stile è sempre quello da chef Rubio, molto verace e attaccato a come davvero portare a casa il risultato sia per il cliente che per beh, il consulente, non mettiamo la testa dentro la farina.

Fra i corsisti che hanno la pazienza di seguirmi, c’è un copywriter senior che ha lavorato con Leo Burnett, insomma roba che gli ho letteralmente detto “guarda, sono io che devo imparare da te, non il contrario“. In quel momento stavamo parlando di contenuti di qualità e contenuti utili – insomma di Content Marketing che è una di quelle parole che negli ultimi mesi fanno capolino in tantissimi post.

Ma esiste una vera e propria differenza fra SEO e Content Marketing? E fra contenuti utili e contenuti di qualità?

Un contenuto di qualità può NON essere utile?

IMHO, almeno sul versate Web, canale Search, utilità e qualità sono sinonimi.  Ne parlavo anche qualche post fa: se non si intercettano i bisogni, e non si risolve un problema entro 3-4 secondi allora il tuo post non è utile, quindi agli occhi del motore di ricerca NON è di qualità.

Se proprio voglio togliere il cappello da SEO chef (macché, al massimo sono un paninaro!) per indossare quello da antropologo credo che il grosso equivoco sul concetto di qualità in parte dei post italiani sul Content Marketing sia, IMHO, nell’intendere la qualità in modo “gentiliano”, da vetusta riforma scolastica insomma, quella che ti spingeva a prendere 10 in tutti i temi perché erano scritti in una bellissima prosa.

Questo non vuol dire che bisogna fregarsene dell’ortografia e della grammatica, però sai che c’è, se devi fare azioni di Content Marketing rivolte a un’audience di ragazzini che scrivono con la K non è che sei la Montessori, e qualche licenza te la puoi permettere – anche per aumentare l’empatia con quel pubblico.

Parafrasando il payoff di una nota patatina pubblicizzato da un noto cuoco “Osala nel.. Web”.

Un contenuto utile è SEMPRE un contenuto di qualità

Un contenuto utile è quello che coincide con l’essenza della SEO, intesa come Satisfaction Engine Optimization: un contenuto che risolve un’esigenza, un problema, una richiesta di informazione. Se io ho bisogno della ricetta della torta di cioccolato, voglio la dannata ricetta della torta di cioccolato, punto.

La qualità è intesa nel senso “calvinista” del termine (come vorrebbe Weber), ovvero di utilitarismo è la base per fare Content Marketing per essere visibili sul canale Search. Perché Google sia sviluppato con questo spirito, oppure semplicemente perché l’utente-tipo è pigro e vuole così, questa è davvero pura antropologia.

In soldoni, se scrivi per il Web e vuoi essere trovato devi essere congruente (come direbbe Bandler) con una specifica richiesta.

Tutto il resto è un infiocchettamento bello da vedersi, “necessario” ma ehi, quando io arrivo ai dolci lo strappo via per mangiarmi i babà il prima possibile.

Tu cosa ne pensi? Sei meno vorace di me e dell’utente-medio?