Chi fa SEO da anni è abituato a parlare in termini di parole chiave perché, del resto, sono il cuore delle operazioni di ottimizzazione sui motori di ricerca.

Si orienta il portale sul quale si sta lavorando su keywords ben specifiche, tematizzate, in modo tale da focalizzare tutto il valore di un sito nella direzione delle ricerche effettuate dagli utenti; un po’ come canalizzare la luce del sole in un cannone laser.

Il cuore della SEO sono le Query

Più di una volta però ci si è limitati a correre nelle SERP come criceti sulla ruota, affannandosi nel tentativo di scavallare quelle posizioni per quelle determinate parole chiave proposte in un basket al cliente.

Il problema vero è che questo bouquet inizia a puzzare di marcio.

Citando Giorgio Tave, che ha aperto con questa considerazione il 2015, “bisogna andare dietro le ricerche” per comprendere i veri  bisogni degli utenti, per fare davvero (come scrivevo tempo addietro) Satisfaction Engine Optimization.

Se mi è concessa la marketta, non ne ho scritto a caso  un libro (Interceptor Marketing) circa l’andare a intercettare – appunto – il bisogno dell’utente.

E per essere trovati come la soluzione, bisogna andare al VERO cuore dell’ottimizzazione: le query, le domande.

Query e keyword coincidono?

Certo non nascondiamoci dietro uno schermo, alla fine gli utenti esprimono in ogni caso le loro richieste, le query, attraverso parole chiave, le keywords.

A livello logico verrebbe da pensare “ok, allora sono la stessa cosa!“. Tecnicamente è così, concettualmente no.

Si, sembra la solita markettata per rebrandizzare un vecchio concetto ma davvero, mettersi nell’ottica di non dover ottimizzare per pacchi di parole chiave ma trattare ognuna di esse come una ricerca specifica ti aiuta a migliorarne le strategie di ottimizzazione specifiche.

Inoltre ti fa comprendere se è davvero un termine che possa essere in ROI (Return on investment).

Come fare per definire le query?

Un’ultima domanda alla fine è più che legittima “perfetto, bel giro di parole, ma adesso come faccio a definire le query anziché le keywords?” . In effetti prima era leggermente più semplice, si tirava dentro la categoria merceologica di un prodotto, il consueto attività+località, l’how to di turno.

Beh, di base non cambia tantissimo: ma bisogna analizzare ogni singolo termine come query, con la sua SERP e competitor specifici che tentano di dare la risposta migliore a quella richiesta, con il suo “bisogno dietro la ricerca“.

Una volta correttamente interpretato, la strada è segnata e la strategia può vertere tutta a costruire contenuti che rappresentano la risposta che l’utente vuole.

Anche la strategia di ottimizzazione offpage può andare oltre i consueti link a pacchi ma si può evolvere in qualcosa di più, collegamenti che portano ANCHE utenti, oltre che valore, perché costruiti intorno a un vero valore. La soluzione di un problema, non una mera corrispondenza “parola chiave=pagina”.

Tu cosa ne pensi? Pensi che il concetto sia chiaro, e soprattutto, funzionale?