Terzo appuntamento con la rubrica Blog In Azienda. Nell’ultimo post ho approfondito il concetto di integrazione tra blog e newsletter, un argomento piuttosto pratico. Oggi invece voglio affrontare un punto teorico. Ma che può influenzare con forza i risultati del tuo blog aziendale. Mi riferisco al rapporto con il superiore.

blog in azienda

Il punto è questo: sei stato ingaggiato da un superiore, da un responsabile, da un proprietario che tiene in mano un’azienda intera. Ed è abituato a comandare, è abituato a ragionare in termini: “Io conosco l’azienda, io so cosa è meglio per il mio progetto”. Sai cosa significa questo? Molto probabilmente il lavoro sarà più duro del previsto.

Sarà più duro perché il primo obiettivo da scardinare è quello legato alla percezione errata che il tuo cliente continua a portare avanti senza guardarsi intorno, senza considerare le tue esigenze e la tua professionalità. Si fa così, punto. Sai quali sono i pericoli che puoi incrociare in questa lunga e tortuosa avventura?

Siamo solo noi

Siamo solo noi quelli che possono risolvere i tuoi problemi. E siamo solo noi quelli che aiutano i clienti nel modo giusto. Il nostro blog deve essere portavoce della nostra esperienza, della nostra bravura, del nostro essere preparati, in gamba, disponibili, gentili.

Ecco, forse le persone non vogliono tutto questo.

Forse le persone hanno già abbandonato le continue pubblicità che infestano Facebook, che spuntano come pop up (o erano funghi?) da una schermata all’altra e rendono la navigazione impossibile. Forse sono diventate anche indifferenti di fronte ai subdoli giochetti che usi per parlare indirettamente dell’azienda anche quando stai mostrando altro.

La mia esperienza è questa: è davvero difficile convincere i tuoi superiori ad abbandonare l’egocentrismo aziendale. Però è necessario. Perché un corporate blog non può prescindere dai contenuti definiti intorno alle esigenze del lettore, del potenziale cliente. E queste esigenze, a volte, remano contro quelle dell’azienda. Ma questa è la lezione: per fare marketing non devi fare marketing.

Come risolvere questo punto? Con un po’ di formazione aziendale. Devi parlare con le persone, devi far capire che il mondo gira diversamente e devi preparare dei case study in grado di mostrare e rafforzare la tua tesi. Se tutto questo non funziona forse è il caso di passare direttamente all’ultimo step di questo articolo.

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Esperienze precedenti

Ci sono esperienze che bruciano, ci sono esperienze che hanno definito l’idea di una persona e che adesso ricadono su di te: il superiore inizia a collaborare proponendo un profilo negativo. Del tipo: “Io ho già avuto esperienza in questo settore e ho trovato solo delusioni. Non vorrei ripetere l’esperienza”.

Adesso devi parlare chiaro. Devi dare dei riferimenti chiari sul tipo di lavoro da svolgere, sui benefici e sui rischi. Tante volte ho sentito queste parole: “Tra un mese vogliamo essere conosciuti a livello nazionale, poi tra due mesi dobbiamo puntare al mondo”. No, mi dispiace. Io non posso garantire questo.

Qualcuno forse sì, qualcuno può dire “soddisfatti o rimborsati”. Ma qual è la soddisfazione che tu hai come riferimento? Magari puoi riuscire a quantificare tutti gli elementi indiretti che derivano da una buona azione di blogging? Io lascio un post in home page, un cliente commenta lamentando un problema, io lo risolvo. Il cliente è soddisfatto e consiglia il mio prodotto a 10 persone che portano a termine l’acquisto in periodi diversi, anche nell’arco di mesi. Solo perché l’amico ha parlato del servizio di customer care sempre presente

Ho solo risposto a un commento e non c’è alcun collegamento alle vendite. Come calcoliamo tutto questo? Una buona attività di blogging porta risultati nel tempo, ma non subito. E soprattutto non puoi pretendere che un blog smuova il mondo. Alla base c’è sempre l’efficacia degli uomini e la qualità del prodotto/servizio.

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Anche no, grazie

Il consiglio che voglio darti in questo post è semplice: un professionista del blogging non deve dire sempre sì. Capisco la necessità di incassare e di fatturare – una necessità comune, non temere – ma seguire sempre le indicazioni di chi comanda l’azienda, spesso, vuol dire far fallire il proprio progetto di blogging.

Dire sempre sì, accettare passivamente le indicazioni di chi si trova dall’altro lato della scrivania, è il primo passo per affossare la tua tecnica, il tuo essere professionista competente del settore. Tu non sei un semplice esecutore, e se pensi di meritare questo ruolo allora è così: lo meriti. Esegui e non fiatare. Ma sii abbastanza scaltro da declinare tutte le colpe e non esigere altro che la paga di un esecutore.

Se vuoi muovere le pedine, invece, prenditi le tue responsabilità. Formati, fai esperienza, acquista cultura nel settore. E poi poniti come una persona esperta che è stata chiamata per smuovere una situazione. Con il dentista funziona così, giusto? Perché non dovrebbe essere simile anche con il webwriter o il blogger freelance?