La SEO, quella serie di attività che serve ad un sito per intercettare e porsi come soluzione al bisogno di un utente, è solo uno dei tanti profiterole che compongono la croquembouche del marketing.

Eppure, molti addetti ai lavori così come alcuni clienti, confondono il singolo bignè con l’intera torta. Ma il business non si sazia con il singolo, seppur dolce, pasticcino del canale Search.

In cima alla montagnola dell’inbound marketing

Ogni consulente di Web Marketing dice la sua circa il peso specifico del proprio profiterole nel computo finale della croquembouche, come se si trattasse di quello più “ripieno” di valore aggiunto.

Il social media marketer ritira fuori il Cluetrain Manifesto con la stessa foga con cui chef Ramsay caccia i concorrenti da Hell’s Kitchen – invocando la prevalenza delle conversazioni nel Marketing digitale.

Il SEO, fautore dei bisogni “di pancia” da intercettare, parla dell’utilità del suo canale che soddisfa una richiesta senza né ingrassare né strozzare l’utente.

L’esperto DEM punta il dito asserendo che la sua comunicazione è così profilata che è come se confezionasse ogni singolo bignè per lo specifico utente.

Infine, il content manager conclude dicendo che senza la crema del contenuto, tutta la torta sarebbe sgonfiata, svuotata di ogni messaggio.

La croquembouche-marketing è l’insieme di tutti i profiterole-canali

La realtà dei fatti è che la torta migliore è realizzata non solo con i più genuini degli ingredienti ma anche con una presentazione da mangiare con gli occhi: un po’ come il Marketing, deve approfittare di ognuno dei suoi valori.

Certo il peso specifico può cambiare, se sto promuovendo una struttura alberghiera in una zona ricca di eventi, il profiterole social sarà bello rigonfio e gustoso, ma se devo migliorare la visibilità di un’azienda da segmento di mercato ultra-specialistico ecco che il bignè SEO va pompato di crema budgettiera.

Far venire fame al cliente

A proposito di budget, è piuttosto scontato, visti i tempi di frigoriferi vuoti – che la croquembouche, almeno all’inizio, sarà più un pianoterra che una piramide.

Qui interviene lo ch(i)ef marketer con un minimo di buon senso sotto il cappello, proponendo un profiterole per volta, in modo tale da far venire ancora più fame al proprio cliente. Quando si dice le metafore esplicate, no?

E tu cosa ne pensi? La tua croquembouche del marketing com’è composta? Personalmente a me è venuta una voglia di qualcosa di buono (cit.) ..