Per la serie “non si smette mai di imparare” e “guardiamo tutto da un’altra prospettiva”, vi propongo un articolo fresco fresco di NN Group, ovvero dei guru di user experience design e web usability Nielsen e Norman, che vi aprirà gli occhi su un nuovo modo di interpretare gli analytics per la ux. In sostanza, fossilizzarsi solo sul bounce rate può essere deleterio per la usabilità stessa del sito web o e-commerce. Ecco perchè.

Come sostengono nell’articolo, spesso ottimizzare il proprio sito web per diminuire il bounce rate, nonostante le buone intenzioni, non vale lo sforzo. Se da una parte si cerca di diminuire il tasso di rimbalzo, dall’altra si peggiora la ux di quel sito web.

Per tasso di rimbalzo si intende la percentuale degli utenti che hanno abbandonato il sito web dopo avervi fatto accesso. Questa percentuale non è soltanto calcolata tenendo conto del tempo di permanenza, quindi più breve è più il tasso aumenta, ma purtroppo tiene conto anche se la navigazione su quel sito web continua. Quindi ipotizzando che un vostro utente arrivi sul vostro sito e trovi subito quello che stava cercando, senza visualizzare altre pagine, questo utente, benchè abbia avuto una buona user experience, viene calcolato come “rimbalzato”. Da qui deriva il sempre più frequente utilizzo di articoli di blog e siti web suddivisi in più pagine o l’abuso di pulsanti “scopri di più”, proprio per ovviare al bounce rate e conquistarsi qualche clic.

Un’esperienza utente semplice, come la lettura di un articolo, diventa un’esperienza lunga e faticosa, spezzettata tra pulsanti e caricamenti di nuove pagine, soprattutto da mobile. Quindi un alto bounce rate anche se non dovuto necessariamente ad una brutta ux, può causarla. Dando troppa importanza a questa metrica senza contestualizzarla ed analizzarla può creare problemi. Quindi è preferibile focalizzarsi su quelle metriche che permettono di costruire e misurare la fiducia dell’utente:

  • Tempo di permanenza sul sito web;
  • Percentuale dei visitatori di ritorno;
  • Pagine più performanti.

Complicando la user experience, aggiungendo step inutili, come abbiamo detto prima dividendo un articolo in più pagine o negli e-commerce nascondere i prezzi dei prodotti all’interno delle schede più intorne, peggiora l’usabilità, con il rischio di perdere anche gli utenti che tornano, quelli fidelizzati.

Non lasciatevi quindi influenzare dal bounce rate: se un utente è arriato sul vostro sito e ha trovato subito l’informazione che gli interessava, vuol dire che il vostro sito era chiaro, utile, ma soprattutto semplice da utilizzare e se questo si è trovato bene, tornerà sicuramente a differenza di chi invece riterrà che il vostro sito implichi troppo sforzo.

“Visitors may bounce, but what’s more important is getting them to come back”

Bounce Rate Tip

Se proprio volete focalizzarvi sul tasso di rimbalzo, scavate nel profondo. Una pagina con un alto tasso di rimbalzo è soltanto una pagina meno performante rispetto alle altre. Paragonate le pagine simili tra loro per tipologia di layout, di contenuto, ma soprattutto di obiettivo. Ogni pagina all’interno del sito web ha un contenuto ed un’importanza diversa o comunque differente rispetto ad altre.