Siamo in un periodo storico nel quale le attività SEO suscitano più interesse delle foto dei gattini: l’idea (non del tutto corretta, anzi) che si può fare Inbound Marketing sul canale Search con pochi investimenti, in un momento di contrazione di mercato, ha suscitato entusiasmi che spesso non si sono tradotti in progetti ben riusciti ma in buchi nell’acqua con tanto di spruzzi.

Insuccessi dovuti a una scarsa conoscenza delle attività in sé, altro punto che – a catena – ha aperto fino alla “bolla” il mercato parallelo della formazione SEO. IMHO (in my humble opionion) i problemi veri non sono dovuti solo a una mancata cultura digitale, e finanche d’impresa, che fanno comunque la loro parte.

Il vero nodo è che questa è stata sostituita dall’italico adagio dell'”arraffo il più possibile e poi chi si è visto si è visto“. Purtroppo, in un’ottica SEO di sostentamento di un progetto a lungo termine e più in generale di logiche di mercato, questa mentalità è perdente per tutti: utenti, clienti, specialisti.

Come scegliere un corso SEO

Sono dell’idea che sui corsi SEO c’è un problema di targeting che appare paradossale, essendo corsi che parlano di Marketing. Se sei un wannabe expert hai una scelta pressoché infinita, tipo i Tekken Tag Tournament, con tanti lottatori quanto agency e singoli che erogano i corsi.

Va da sé che in questo caso, dovresti valutare due parametri: la popolarità e la reputazione della società/docente. Molti magari non saranno d’accordo, e vedono oscure macchinazioni di una community dove i più visibili sono figuranti.

In realtà, se si vuole scegliere un corso SEO per entrare a far parte di questo “circus” va da sé che oltre la popolarità come metrica orizzontale, va valutata anche la reputazione come metrica verticale. Insomma, se quel professionista/agency è tanto presente e ha una buona reputazione, un motivo ci sarà altrimenti si rischia di fare come quelli che ascoltano solo la musica degli oscuri negozietti per fare gli alternativi.

Come scegliere un aiuto SEO

Sempre considerando le metriche di popolarità e reputazione, IMHO non bisognerebbe guardare quelle come relatore ma come “operativo” ovvero più del nerd davanti il PC che all’animale da palco. Sono due figure che nell’immaginario collettivo stridono tantissimo, e forse anche per questo si ritiene che chi fa il relatore SEO non può essere un professionista sul campo e viceversa.

Fermo restando che l’uscita-tipo “lavoro troppo non ho tempo per i corsi” è arrogante come Gastone Paperone e cieca come Sirio il Dragone, in quanto anche la formazione è un business, e come tale se viene curato in modo scadente diventa poco produttivo.

Ribadisco che va valutato il professionista/l’azienda, il quale non avrà problemi a mostrare casi studio (magari dello stesso settore).

Vendere la SEO: e tu cosa ne pensi?

Qual è il tuo parere a riguardo? La SEO in Italia si evolverà, la formazione esploderà, o che altro :)?