Ogni post ha uno scopo, ogni post ha un obiettivo. Può essere il semplice farsi leggere, ma non è importante: anche questo è un risultato da raggiungere. Forse non lo sai ma è così anche per il tuo blog, ed è giusto che i contenuti abbiano la giusta attenzione in termini di ottimizzazione del risultato.

Hai scelto un titolo efficace? Perfetto. Hai caricato un’immagine che attiri l’attenzione del lettore e contestualizzi il contenuto? Bene, questa è la strada giusta. Adesso però devi lavorare sul testo dell’articolo, devi ottimizzare alcuni passaggi fondamentali per ottenere buoni risultati.

call to action

Uno di questi passaggi risponde al nome di Call to Action. Ovvero la chiamata all’azione, il tentativo di portare il lettore verso la conclusione di un’operazione favorevole per la tua attività. Dove si trova la call to action? Di solito alla fine, ma non è un aspetto definito a priori. Le CTA possono cambiare in base allo scopo, alle necessità. Ecco come…

1. Commenti

La call to action più utilizzata è quella dedicata ai commenti. Un blog ricco di interazioni, di discussioni tra l’autore e i lettori, è sinonimo di buona salute del progetto. Inutile guardare solo alle visite, anche i commenti sono importanti e con le call to action puoi influenzare le decisioni dei lettori. Ecco qualche esempio:

  • Ti è piaciuto l’articolo? Lascia la tua opinione nei commenti.
  • Perché non arricchisci questa lista con un tuo contributo? Lascia un commento.

La call to action per invitare i lettori a lasciare commenti si trova alla fine dell’articolo, in prossimità dello spazio dedicato alle interazioni. Io preferisco non lasciare la CTA isolata: riassumo il senso dell’articolo in un ultimo paragrafo, magari introdotto da un sottotitolo, per contestualizzare la domanda.

2. Download

Un’altra CTA molto diffusa (almeno secondo la mia esperienza) e quella che porta al download di un prodotto: che sia un e-book, un modulo per ottimizzare il lavoro, un calendario editoriale o un modello di curriculum non fa differenza: l’obiettivo della call to action si ritrova nel far scaricare il documento al lettore.

Attenzione! Oggi siamo pieni di contenuti.

Il lettore medio, specializzato nell’argomento che sta leggendo, ha una montagna di e-book da leggere e di modelli da utilizzare. Hai lavorato su questo punto, vero? Hai creato un prodotto che sia veramente speciale? Perfetto, devi individuare una call to action che spieghi perché scaricare, perché investire il proprio tempo nel prodotto che stai proponendo. Qualche esempio:

  • Velocizza il tuo lavoro, bastano pochi click: scarica la fattura con regime dei minimi.
  • Impara a fare blogging in poche settimane: scarica il mio ebook ora.

Come puoi ben vedere non c’è traccia di semplici “scarica” o “download”. La call to action contestualizza, spiega, illustra i motivi (ovviamente in sintesi) i motivi che dovrebbero spingere il lettore a preferire il tuo prodotto.

3. Newsletter

Hai affrontato un argomento particolare nel testo, un argomento che vuoi approfondire in futuro. Magari in una newsletter. Per questo hai deciso di usare una call to action che spinga i lettori a iscriversi, a lasciare il proprio indirizzo email magari per fare lead generation.

Questo potrebbe essere un problema. Le persone sono (o almeno dovrebbero essere) molto attente all’uso del proprio indirizzo email: perché abbandonarlo nelle mani di chi può mandare solo spam o contenuti poco interessanti? Ecco perché la call to action sarà contornata da una rapida rassicurazione:

  • Iscriviti alla newsletter (tranquilli, niente spam).
  • Solo contenuti di qualità: lascia la tua email e iscriviti alla newsletter.

Ovviamente la newsletter avrà un link per disdire l’iscrizione in bella vista (requisito fondamentale) ma la rassicurazione fa tanto in fase di iscrizione: tranquillizza, ricorda al lettore che quella email sarà utilizzata solo per inviare contenuti relativi a un argomento utile.

Ultimo dettaglio per ottimizzare il processo di CTA per newsletter: devi inserire un form per velocizzare la consegna dell’email. Crea un modulo semplice da usare, in linea con i colori e il design del blog.

4. Segui un canale

La newsletter non è l’unico canale che puoi pubblicizzare nei tuoi articoli. Se hai qualche esigenza particolare, magari hai scritto un guest post per pubblicizzare il tuo canale Google Plus o Twitter, puoi lasciare una call to action che inviti i lettori a seguirti. Qualche esempio?

  • Ti piace questo post? Non perdere gli altri, seguimi su Twitter.
  • Rimani aggiornato su questo argomento, seguimi su Google Plus.

Come puoi ben vedere non si tratta solo di inserire un link al profilo Facebook, Twitter o Google Plus. Ogni piattaforma ha badge e pulsanti per velocizzare le operazioni: inserisci il codice nella pagina e assicurati che sia in linea con l’armonia della pagina.

Ancora qualche esempio

Lavorare sulle call to action vuol dire investire sul l’efficacia di un post. Dire che ogni articolo ha uno scopo ben preciso è giusto, ma non deve essere preso come un estremismo: ci sono post che vogliono solo esprimere un’opinione o informare i lettori. Ma è anche vero che devi ottimizzare e differenziare ogni aspetto dei contenuti per ottenere i risultati sperati. Ti muovi anche tu in questa direzione?

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