La lista che segue non è il solito elenco di modi per, ad esempio, essere linkati naturalmente – come fra l’altro ho scritto la volta scorsa.

Si tratta, piuttosto, di un’agile guida su cosa NON fare come SEO se non si vuole, appunto, essere “odiati” dai colleghi o, peggio, dai propri clienti o addirittura dallo stesso Google. Purtuttavia non si tratta di una lista di cose da evitare per non essere penalizzati, ma proprio dei comportamenti che non dovrebbero essere in nessuna ricetta SEO.

5 metodi più o meno detestabili per essere SEO-odiati.. naturalmente

1. Mandare richieste di scambio link

Il metodo più facile e diretto per farsi SEO-odiare è mandare e-mail o messaggi privati sui social network in cui si propongono mirabolanti sistemoni di scambio link che dovrebbero beneficiare non si sa bene chi.

Qui si rischia di farsi odiare da due soggetti in un colpo solo: dal SEO cui viene mandata la richiesta, e da Google che da anni ormai depreca questa tecnica. Insomma, two gustis is megl che uan citando un vecchio adagio, no?

2. Prendere per oro colato tutto quello che dice Matt Cutts

..e rinfacciare agli altri SEO che non lo fanno di essere Black Hat, spammoni e anche che si mettono le dita del naso prima di mangiare. Scherzi a parte, peggio dei dei veri spammers ci sono loro, i paladini dell’unico Verbo Incarnato del motore di ricerca e del suo “capo-cuoco”.

Bisogna dirlo, la colpa non è poi nemmeno del simpatico e disponibile Matt, ma di chi hanno scambiato i suoi video orientativi sulle novità del search engine come una sorta di funzione della domenica mattina.

3.  Fare SEO negativa

Questo metodo per farsi SEO-odiare naturalmente è il più subdolo, perché chi viene colpito difficilmente riuscirà a scovare il colpevole  e dovrà adattarsi a lanciare maledizioni a un lamer a caso. Dove non arriva Google a comprendere le dinamiche di questa pratica deprecabile, ci si augura che arrivi il karma ad equilibrare.

Chi di SEO negativa ferisce..

4. Credere di poter correggere Google

Questi sono fra i miei preferiti: i SEO che “vorrei, ho fatto tutto bene, ma non posso per causa di Google”. A volte sono dotati di una buona dialettica che gli permette di sfangarla agli occhi del cliente di turno, ma quando – giustamente o meno – quest’ultimo è insoddisfatto, si lanciano in lunghe diatribe (preferibilmente sui gruppi di FB o su Google+) sulla fallacia di Mountain View e su come – se ci fossero loro – andrebbe meglio.

Si, che Google prende delle sviste clamorose è di dominio pubblico non solo degli addetti ai lavori, ma personalmente sono dell’idea che: campo loro, pallone loro, la partita insomma la decidono loro.

Tocca solo rimboccarsi le mani e rifare da capo la ricetta.

5. Scrivere liste di “5 metodi per”

Ne parlavamo con il mio amico e giornalista Riccardo Bianchi in questi giorni. Se fra le altre cose le liste sono un appetitoso strumento di marketing, di contro, se non dicono nulla o propongono i soliti temi triti e ritriti rischiano di essere il quinto motivo per essere SEO-odiati naturalmente.

Tu cosa ne pensi? Dovrei un po’ schifarmi da solo per questa lista o hai altri punti da aggiungere?