Cosa sia la SEO intesa come Search Engine Optimization è ormai cosa nota e arcinota da anni ormai, almeno lo dovrebbe essere agli addetti ai lavori del settore marketing.
Per la natura del nostro lavoro, abbiamo speso nel tempo tante energie nel discutere, rielaborare e ri-orientare questa disciplina a metà fra scienza e arte, un po’ come la cucina del resto. Il risultato, agli occhi di chi non sa dividere il buon succo dalla buccia, è un pastone di teorie e contro-teorie.
Nella mia onesta esperienza arrivo sempre più a una conclusione, che è un po’ il nocciolo duro di questo lavoro.
La SEO non è solo Search Engine Optimization, ma Satisfaction Engine Optimization.
Un motore di ricerca (di soluzioni)
Le offerte di posizionamento al chilo (250 keywords x 25 MdR) come se stessimo dal salumiere esistono tutt’ora e un motivo c’è: esiste ancora una richiesta di questo tipo.
In realtà, secondo mio modesto parere, bisogna iniziare a ragionare davvero e finalmente nell’ottica di quell’utente che si mette davanti un PC e fa una ricerca su Google, al netto di tutti i tool di volumi di “Ricerche Mensili”.
COSA sta davvero cercando questo bisognoso, nel senso letterale del termine? Perché il quel momento, nell’istanza della ricerca, l’utente è bisognoso. DEVE soddisfare un bisogno e pone il quesito al suo oracolo 2.0, ovvero a Google. Poi se la risposta sia criptica come il vaticinio di Delfi è un “bug del sistema” inteso non come errore algoritmico ma come fallimento di tutto l’ecosistema SEO.
Non voglio dare seguito a catastrofismi, intendo che lo scopo, la missione, la ragione d’essere del motore di ricerca è quello di dare soluzioni.
Google è un motore di ricerca di soluzioni. Di conseguenza, io dovrei orientare la mia SEO alla soddisfazione di questa ricerca.
Poi, entrando nel ramo laterale del Content Marketing possiamo tranquillamente dividere “il grano dalla pula”, i contenuti utili dai contenuti di qualità (ci tornerò in futuro sempre su questo blog), ma ciò non toglie che, secondo me:
Contenuto utile e di qualità = contenuto che soddisfa l’utente
Satisfaction Engine Optimization
Facciamo un passo indietro, non per rimirare la torta infiocchettata di solite belle parole questa volta ma per tornare al nostro utente bisognoso.
Io mi domande sempre:
- Come ricercherà il servizio, prodotto, informazione che voglio posizionare?
- Quali sono le sue probabili intenzioni di ricerca?
- Quali azioni potrà compiere una volta intercettato?
Separare queste considerazioni dalla SEO (sia come search che come satisfaction) vuol dire separarla dalla sfera del Marketing ovvero come buttare un filone di pane integrale perché c’è la crusca dentro. Non ha senso, sempre secondo me.
Facendo un esempio concreto, un utente che ricerca “spremiagrumi” è diverso da un utente che ricerca “come spremere gli agrumi” oppure “ricetta dell’aranciata”.
Sono tre istanze di ricerca e di bisogni completamente diversi. Magari dirai che è evidente, ma magari siamo solo io e te a pensarla così. Se ti dicessi che anche due utenti che ricercano lo stesso termine “come spremere gli agrumi” possano avere due istanze differenti?
Non fare cucina macrobiotica
Ora, non ti dico di separare l’atomo che altrimenti faremmo cucina macrobiotica o meglio ancora combineremmo un disastro nucleare ma semplicemente di tenere conto, come sto facendo io da un po’ di tempo, di ottimizzare la risposta a un bisogno che l’utente immette sul motore di ricerca di soluzioni.
Credo che dalle parti di Google intendano questo quando parlano di ottimizzare per l’utente e non per il motore di ricerca.
Io mi permetto di aggiungere che pensando all’ottimizzazione del motore di soddisfazione (del bisogno) si riesce a coniugare le due cose, un po’ l’uovo di Colombo di tutta la questione.
Almeno è quello che sto cercando di fare nel mio piccolo, non vuol dire che ho trovato la soluzione delle soluzioni o la verità magna che aspettava solo me per essere svelata.
Semplicemente, una direzione di lavoro, una delle mille vie al raggiungimento del triplice risultato, una triforza per:
- L’utente,
- Il cliente,
- Il consulente.
In fondo la SEO, intesa come Search Engine Optimization è davvero come la cucina: ci sono mille e più modi per soddisfare il palato, dallo street food alla nouvelle cuisine, è questione di gusto!
Come non essere d’accordo. La parte difficile è convincere il contadino che coltiva le arance e che sul suo sito le vende al Kg che è inutile essere primo per aranciata, nonostante questa sia una chiave di ricerca con volumi di ricerca elevati. Non ho la più pallida idea dei volumi di ricerca di aranciata e non ho un cliente che fa il contadino ma immagino siano superiori a comprare arance online ed era in tema con gli agrumi.
Ciao 😀
Guarda, a me il caso emblematico è capitato con un chirurgo plastico: insisteva nel volersi posizionare per “mastoplastica additiva”, il termine scientifico, quando il suo target di riferimento erano i genitori che regalavano alle figlie il seno rifatto per il 18simo (sono business…) quindi “rifarsi il seno”.
Gli è entrato in testa solo quando ha acconsentito a fare una piccola indagine fra i suoi clienti. Nessuno sapeva che cacchio fosse questa mastoplastica di preciso.
C’è da penare, questo sempre!
Io tendo sempre a girare intorno ad una serie di concetti. Per fortuna Google è davvero abbastanza intelligente da capire di cosa stiamo parlando. Il senso è parlarne in modo qualitativamente importante e soprattutto facendo “cosa utile”. È proprio sul concetto di utilità che mi sto scassando la testa da mesi. La domanda sembra scontata ma non lo è: cos’è un contenuto utile? 🙂
IMHO è un contenuto che non ti fa tornare indietro su Google a rifare la stessa ricerca. 🙂
Concordo con Benedetto un contenuto utile e quello che ti da la risposta alla tua ricerca, ma questo in ambito Satisfaction Engine Optimization, mentre in ambito SEO, google sta cercando soluzioni per interpretare il contenuto utile ma non riesce a tradurre il testo e capire se è scritto bene ed è utile, ma riesce solo a fare controlli incrociati su eventuali testi copiati, keyword stuffing, lunghezza testo, se contiene immagini. Infatti vediamo il caso di Seo-yeon che esce nelle news della key “seo” ma effettivamente di SEO ha bene poco, solo il nome :). Questo ci fa capire che è un computer e come tale sarà sempre possibile “confondere” l’algoritmo.