Affrontare la SEO è come buttarsi a capofitto in una di quelle competizioni mangerecce a chi si abbuffa di più: non ti basta mai, è un tripudio di sapori/situazioni e per quanto potresti sentire il senso di sazietà, in realtà sai che non ti puoi fermare.

Sono dell’idea che prima ancora del lato SEO, a livello di Marketing (=posizionamento sul mercato), la costruzione di un brand sia ormai fondamentale. L’affermazione in sé è stracotta ma le motivazioni non sono mai banali:

  1. Costruire un brand significa distinguersi in un mercato dove pochi settori non sono ancora ad alta competizione;
  2. costruire un brand significa, lato SEO, poter fare ciò che un sito senza trust può sognarsi di fare;
  3. costruire un brand significa sapere investire e guardare in prospettiva.

Quest’ultimo punto è fumoso come una pentola a vapore per molti imprenditori e singoli professionisti. Cosa succede se, diradata la coltre di vapore, ci si accorge che nelle pagine dei risultati di Google ci sono contenuti sgraditi?

Ripulire il brand lato SEO grazie ai social

Una delle attività SEO che si possono attuare nel medio periodo è la “ripulitura” di un brand che sulla ricerca “nome marchio” o, nel caso del singolo professionista “nome+cognome” presenti informazioni sgradite.

Vedi il cuoco stroncato da una recensione negativa su uno spazio di terze parti o il ristorante alle prese con i feedback negativi sui portali di settore.

Ora, considerando che mettere la polvere sotto il tappeto serve unicamente se si punta poi a proporre qualcosa di positivo, figurati per un momento di essere ancora alla prima fase – per motivi di budget e tempo – e concentrati proprio sul pulire la situazione attuale.

Del resto, non si può mica cucinare un nuovo gustoso piatto su dei fornelli lerci, no?

Immettere contenuti positivi e utili  è un buon metodo per risollevare il nome del brand ed è un momento in cui SEO e social posso co-esistere ognuno nella sua area di competenza.

Purtuttavia le tempistiche possono essere lunghe.

Come fare a ripulire i risultati di ricerca con relativa velocità quindi?

La risposta è semplice: aprire profili sociali con il nome+cognome o il nome marchio. A meno che il singolo professionista o l’azienda non l’abbiano combinata talmente grossa da finire sulle testate di un certo trust, dovrebbe bastare per far “scivolare” naturalmente in seconda pagina i risultati sgraditi.

Perché la pagina ufficiale su Facebook del ristorante o del cuoco di cui sopra Google la indicizzerà velocemente e poi la posizionerà bene.. del resto è la pagina ufficiale!

Personalmente credo che questo sia uno di quei momenti in cui social e SEO si danno la mano.

Ovvio però che le pagine devono avere URL nominali e mostrare un minimo di cura per non dare l’idea di correggere la situazione al volo. Per questo è indispensabile scegliere i social network giusti: i “maggiori” vanno sempre bene e si posizionano in modo veloce ma se si tratta, ad esempio, di un professionista ricordati che LinkedIn non è il solo social network professionale…

Tu cosa ne pensi, può essere una buona strategia?