la regola dei 10 secondi per il blog aziendale

Dieci secondi. Questo è il tempo utile – attimo più, attimo meno – per far breccia nell’interesse del lettore. Secondo Jakob Nielsen, infatti, i primi secondi sono decisivi per il futuro della tua pagina web: gli utenti sono scettici perché non ti conoscono, o forse perché hanno poco tempo a disposizione. Magari hanno avuto pessime esperienze in passato con altri blog aziendali e credono che vuoi solo cercare di vendere qualcosa.

Se la pagina web sopravvive a questa prima – ed estremamente dura – sessione di giudizio può avere una possibilità in più. Gli utenti si guardano intorno, iniziano a leggere e a valutare il contesto. Tuttavia, sono ancora propensi a lasciare il tuo blog durante i successivi 20 secondi. Solo dopo 30 secondi la curva del grafico si appiattisce. E le speranze per il tuo corporate blog aumentano. Certo, le persone continuano a lasciare la pagina ogni secondo, ma con un ritmo molto più lento.

regola dei 10 secondi

Insomma, il tuo obiettivo è semplice: devi fare in modo che i nuovi visitatori si fidino del tuo blog. E che i vecchi lettori trovino immediatamente le informazioni che stanno cercando. Altrimenti rischi di lavorare tanto per ottenere un risultato scarso. Sì perché il tempo di permanenza di un lettore su un blog prescinde dalla qualità del contenuto. Magari hai creato degli articoli strepitosi, ma gli utenti non li leggono. Anzi, non li prendono proprio in considerazione. Vuoi risolvere questo problema?

Prima ancora di arrivare

Esatto, puoi influenzare la permanenza di un lettore sul blog prima ancora di farlo entrare. Come? In primo luogo scegliendo un nome dominio semplice e comprensibile, che rispecchi il nome della tua azienda e che sia facile da pronunciare, da scrivere, da ricordare. Poi devi fare attenzione alle condivisioni: le persone vogliono sapere chi si trova dietro quel link che hai condiviso. Ecco perché ti consiglio di:

  • Attivare le Twitter Card
  • Inserire i tag site_name e author per Facebook.

Nel primo caso permetti allo share di Twitter di mostrare una preview dell’articolo condiviso, nel secondo invece indichi il dominio e l’autore che ha firmato il pezzo. Sai cosa significa questo? Autorevolezza. Le persone si fidano dei brand che conoscono. E ancora di più si fidano delle persone (a maggior ragione, quindi, è giusto firmare gli articoli con nome e cognome).

Per approfondire: meglio un articolo lungo o una rubrica di articoli?

Inizia dal nome e dal pay off: chi sei e cosa fai

La prima cosa che deve essere chiara al lettore quando arriva sul tuo blog: chi sei e cosa fai. Ovvero identità e scopo della tua presenza online. Io non devo impiegare 10 minuti per capire qual è la tua attività, come puoi essermi utile, cosa leggerò negli articoli: il nome racchiude l’identità dell’azienda o del tuo essere libero professionista, il pay off invece è una sintesi della tua attività attraversato nel nerbo creativo del copywriter.

nome e pay off

Il pay off per eccellenza: Just do it della Nike. Lo leggo e capisco che queste sono le scarpe adatte per chi vuole agire, per chi non trova scuse. Per chi vuole sbarazzarsi dei limiti e delle regole. Certo, non è facile trovare un pay-off degno di nota. Ma una cosa è certa: devi comunicare qualcosa a chi arriva sul tuo blog. Non puoi lasciare tutto il lavoro al nome.

La velocità della pagina?

Uno dei principali motivi di abbandono di un blog: il tempo di caricamento della pagina. Le persone ti concedono pochi secondi per comunicare e convincere a restare. Cosa succede se gran parte di questo tempo viene sprecato per caricare la pagina? I risultati te li puoi immaginare: assicurati che il codice sia ottimizzato per migliorare il caricamento della pagina, scegli un buon hosting e ottimizza le immagini. Ricorda che la SEO è soprattutto questo: soddisfare il pubblico in tutti i modi possibili.

Titolo, incipit e immagine

Devi attirare l’attenzione. E cosa si trova in primo piano quando arrivi su un blog aziendale? Il titolo dell’articolo. Ovvero la promessa che stai facendo al lettore. Stai lanciando un’esca, stai tentando di portare il lettore all’interno del tuo contenuto. Usa anche delle leve persuasive, ma ricorda che il primo punto da rispettare è semplice: devi informare, devi comunicare delle informazioni chiare sul tema affrontato nell’articolo.

Quindi niente click baiting, non forzare la mano con titoli sensazionalistici: non esistono guide definitive o segreti. Gran parte del lavoro è fatto dalle headline, dai titoli del blog. Quando condividi un articolo cosa fanno i tuoi contatti? Leggono il titolo e guardano l’immagine: ecco perché il secondo step da rispettare è questo. Scegli un’immagine capace di catturare l’attenzione e mettila all’inizio dell’articolo. Subito dopo l’incipit.

Le prime battute del post sono decisive. Il titolo aggancia il lettore, i primi passaggi lo convincono a leggere. Devono dare subito le informazioni più importanti, altrimenti il lettore si annoia. Non vuole perdere tempo, vuole capire se deve o meno investire tempo nel contenuto che sta leggendo. E lo deve fare in un tempo minimo. Qui ti stai giocando il passaggio dai dieci ai venti secondi. Lavora bene su questo punto, sei quasi arrivato al traguardo.

Per approfondire: SEO e immagini, punta sulla link earning.

Il menu deve essere sinonimo di chiarezza

Guarda il menu di SEOchef. Sai qual è il dettaglio che cattura subito la tua attenzione? La semplicità delle etichette. Ogni sezione ha un uso specifico delle parole. Tu arrivi sul blog e capisci subito cosa si fa in questo sito: si parla di SEO, di Prestashop, di AdWords. Puoi chiedere un preventivo o puoi fare un corso SEO. Vuoi rispondere alla domanda “cosa fai”? Organizza un buon menu di navigazione.

E tu hai superato questa prova?

Interroga Google Analytics, dai uno sguardo al tempo di permanenza delle pagine più visitate. Rientrano nella media? Sono i tempi di una persona che legge l’articolo o suggeriscono una tendenza all’abbandono? Ricorda, le persone hanno poco tempo. Non puoi costringere un pubblico sempre più abituato a leggere da smartphone, nelle situazioni più disparate, ad aspettare i tuoi tempi comunicativi.

Devi comunicare quello che fai, come lo fai. E lo devi fare subito. Senza pretendere che sia il lettore (o il potenziale cliente) a scoprirlo. Altrimenti rischi di rimanere sempre con un pugno di visite. Sei d’accordo? Secondo te posso aggiungere qualcosa a questo articolo? Aspetto il tuo punto di vista nei commenti.